In Capaci a ricordare

Sono passati quasi vent’anni da quel famigerato 23 maggio 1992, il giorno in cui la Giustizia, quella con la “g” maiuscola, si perse per strada la sua perla più rara. 500 kg di tritolo piazzati in un tunnel scavato nella roccia facevano saltare in aria Giovanni Falcone e la sua auto blindata, nell’attentato più vile e ben riuscito della storia d’Italia di quest’ultimo secolo. L’ “attintatuni”, lo chiamano, non serve aggiungere altro. Per la strage di Capaci sono ad oggi 24 le persone condannate in Cassazione, tra esecutori materiali (almeno 5) e mandanti (nel 2008 furono ritenuti colpevoli Salvatore Montalto, Giuseppe Farinella, Salvatore Buscemi, Giuseppe Madonia, Giuseppe Montalto, Carlo Greco, Pietro Aglieri, Benedetto Santapaola, Mariano Agate, Benedetto Spera, Antonino Giuffrè e Stefano Ganci). Manca, però, come spesso accade, l’anello di congiunzione. Sì, perché dalle indagini emerge un assai probabile coinvolgimento dei servizi segreti, in questa vicenda, e servizi segreti vuol dire politica, e politica vuol dire Stato. Poco meno di un mese fa, percorrendo la Palermo-Mazara, ho avvertito uno strano turbamento e, nell’approssimarmi alla stele commemorativa, mi veniva da pensare che la verità, certe volte, è meglio cercarsela da sé. Basta solo avere il coraggio di volerle, certe cose. E il coraggio, a non essere incapaci, dovremmo avercelo tutti.

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Una risposta

  1. Giovanni ha detto:

    Gli articoli in questo blog sono davvero degni di nota!
    Complimenti all’autore.

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