La “democrazia dei partiti”? Una “democrazia liquida”. Assolutamente da “non bere”

Coerentemente a quanto è avvenuto a livello nazionale, in occasione dell’ultima tornata amministrativa anche a Cercola si è registrato un notevole calo dell’affluenza alle urne. Se al primo turno il 67,68% degli elettori si è recato ai seggi, al ballottaggio l’affluenza è crollata al 47,80%., mentre alla precedente tornata comunale del 2008 la percentuale dei votanti si attestò sull’81,97% e Pasquale Tammaro fu eletto con il 32,10% dei voti.

È  un dato che non è stato sufficientemente rimarcato dalla cronaca politica locale, né è stato oggetto di analisi pubbliche subito dopo la tornata elettorale. Eppure è un dato clamoroso, in quanto, sancendo l’elezione di Vincenzo Fiengo alla carica di Sindaco grazie soltanto al 21% dei consensi degli aventi diritti al voto, sembra segnare fortemente anche sul nostro territorio la crisi della “democrazia dei partiti”.

Infatti, a seguito di un processo pluridecennale, che affonda le sue radici negli anni Sessanta e Settanta, si sta passando dalla “democrazia dei partiti” – ossia di quelle “macchine organizzative” che, se pur strutturate in modo gerarchico, centralizzato e burocratizzato, godevano di un ampio consenso e di un’ampia fiducia da parte dell’elettorato –, al “finale di partito”.

Oramai, su scala globale, nelle democrazie avanzate la fiducia dei cittadini nei confronti dei partiti tradizionali è ai minimi livelli, in quanto questi si configurano e vengono sempre più percepiti come dei sistemi chiusi, leggeri, volatili ed irresponsabili, che tendono a perpetuarsi come apparati obsolescenti ed a privilegiare quasi del tutto esclusivamente gli interessi di minoranze sempre più ristrette, coinvolgendo i cittadini, anche nella loro figura di militanti e simpatizzanti, solo in occasione delle scadenze elettorali.

Di fatto, anche e soprattutto in Italia i partiti promuovono una “democrazia liquida”, che si condensa, come neve e ghiaccio, solo in occasione delle tornate elettorali politiche ed amministrative o per le primarie interne, per poi sciogliersi di nuovo al loro termine. In questo modo, il cittadino viene ridotto alla sola funzione di erogatore di voti sulla base di simpatie o antipatie personali, o peggio ancora di cliente, cui si promette la soluzione dei suoi problemi personali secondo la logica del becero “familismo amorale”, che non è diffusa soltanto nel Mezzogiorno d’Italia.

Anche a Cercola abbiamo assistito alla stessa messa in scena durante la campagna elettorale, in occasione della quale i vari partiti hanno “condensato”, gestendoli dall’alto, i luoghi e le forme della democrazia: sezioni dei partiti aperte; incontri dibattiti con esponenti politici locali, regionali e nazionali; appelli di partecipazione alla cittadinanza; gazebi; presenza continua e sistematica dei vari leader locali nelle principali piazze pubbliche. Salvo poi rendere nuovamente “liquidi”, se non del tutto “vaporosi” i processi di partecipazione democratica subito dopo l’esito elettorale, per potere gestire in luoghi occulti, e si suppone privati, una questione di rilevanza pubblica: la scelta degli assessori.

Se, come oramai sembra certo, già durante il ballottaggio la compagine di partiti che ha appoggiato Fiengo ha definito vari accordi “elettorali” e “programmatici” con le formazioni di  Giorgio Esposito e Salvatore Calvanese, quest’ultimo già assessore della precedente amministrazione Tammaro, che, ricordiamo, vide lo stesso Fiengo come consigliere all’opposizione, allora lo sbandierato rinnovamento sembra essere un’operazione di sola facciata, per celare e dissimulare una continuità di protagonisti, metodi e contenuti. Infatti, quale occasione migliore per rinnovare nelle forme, nelle modalità e nella sostanza l’asfittica e sempre più minoritaria “democrazia dei partiti” in un processo deliberativo chiaro, visibile e trasparente se non quella relativa alla definizione pubblica dei criteri per la composizione della Giunta comunale?

Chi, come me, non si è mai riconosciuto appieno nella forma della “democrazia dei partiti”, volendo cominciare a partecipare alla vita politica a livello locale trova dinanzi a sé il deserto. Ma anche nel deserto a volte sbocciano le rose. Infatti, nello stesse settimane in cui nel nostro Comune la democrazia tornava a “liquefarsi” gli esponenti locali del Movimento Cinque Stelle continuavano ad organizzare i gazebo informativi ed a riunirsi pubblicamente con cadenza settimanale. Così facendo, hanno continuato a dare a tutti i cittadini che lo desiderino la possibilità di “prendere parola” e di esprimere liberamente il proprio pensiero. Ai luoghi occulti, invisibili e privati in cui si prendono decisioni che si riverberano sul pubblico, il Movimento Cinque Stelle oppone i luoghi pubblici in cui si discute e si fa politica. Alla formazione del cittadino cliente, ridotto alla sola funzione di erogatore e procacciatore di voti, oppone quella del cittadino attivo, che intende partecipare appieno e consapevolmente ai processi deliberativi e decisionali.

Dunque, anche se appare ancora tenue ed incerto anche sul nostro territorio sembra profilarsi un nuovo modo di concepire e di praticare la politica, che potrebbe essere definito come la “democrazia de la défiance”, ovvero della diffidenza verso i partiti. Partiti che devono essere rigidamente vigilati e sistematicamente controllati, non solo per cercare di esercitare nei loro confronti un potere d’interdizione, ma anche per immaginare, creare e sperimentare nuove forme di partecipazione, tese alla promozione della cittadinanza attiva ed alla formazione dal basso di una forma mentis autenticamente democratica, basata sul dialogo ed il confronto critico.

Coerentemente a quanto sostenuto nel programma del Movimento Cinque Stelle di Cercola, ritengo che la lotta per l’ampliamento e l’innovazione dei luoghi e delle forme della partecipazione democratica rappresenti uno dei momenti fondamentali e discriminanti la nostra vita politica. Fondamentale, in quanto l’allargamento dei luoghi e l’innovazione delle modalità della partecipazione democratica è la premessa prioritaria per potere formulare, sperimentare e realizzare, condividendole, le soluzioni ai principali problemi della nostra comunità, che se lasciate nella mani dei partiti rischiano di essere a dir poco distorte. Discriminante, per verificare l’effettiva disponibilità della neonata amministrazione Fiengo ad andare  oltre gli oramai obsoleti dispositivi della “democrazia dei partiti”.

Ma viste le premesse, non si può essere molto fiduciosi. Anzi, è giunto il momento di rimboccarsi le maniche e d’intraprendere il lungo ed impervio cammino verso l’impegno e la partecipazione diretta. Votare sì! Delegare no! Partecipare sempre!

Comune

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